Gita fuori porto

Mazzarino



Mazzarino (Mazzarinu in siciliano) è un comune italiano di 12.231 abitanti della provincia di Caltanissetta in Sicilia.

Numerose fonti fanno derivare il nome Mazzarino da "Mazzara" per deformazione dall’antico toponimo "Maktorium".Maktorium (o Maktorion) sarebbe stato un centro indigeno ellenizzato (greco: Μακτώριον), citato da Erodoto (VII, 53) e che è stato identificato con i resti venuti alla luce nei pressi di Monte Bubbonia, nel territorio di Mazzarino, scavati daPaolo Orsi nei primi del Novecento. Il centro attuale invece si formò in età medievale attorno ad un castello di origine araba, del quale oggi si trovano solo pochi resti. Nel 1143 l’aleramico Manfredi fu il primo signore di Mazzarino. Nel1304 passò sotto alla dinastia dei Branciforte, fino all’abolizione della feudalità, nel 1812. Infine nel 1818 fece parte della provincia di Caltanissetta.

U Cannuni di Mazzarino 



'U Cannuni è il castello di Mazzarino (nome reale non conosciuto); un altro castello, sempre in territorio di Mazzarino ma la cui vista si può godere percorrendo la vecchia strada per Catania, è il "Castello di Salamone" (nome reale Castello di Garsiliato). Il primo è il monumento maggiormente rappresentativo ed è stato teatro di una puntata della serie TV La Piovra girato all'interno di esso. Il secondo meno famoso ai non mazzarinesi fu la dimora di antichi signori. Molte sono poi le chiese e gli edifici antichi interessanti da visitare, così come il percorso turistico denominato "La via dei Fasti e del Prestigio". Il comune è anche famoso per essere la culla dell'omonima famiglia nobile cui appartenne il cardinale Giulio Mazzarino

Santa Maria della Neve (Madrice)


Tempio del Duomo o Madrice fu eretta verso la fine del XVI secolo sull'area dove prima sorgeva una chiesetta dedicata a Santa Maria della Neve, su progetto dell'architetto Angelo Italia, modificato successivamente su disposizione testamentaria del Principe Carlo Maria Carafa. La facciata originaria è rimasta incompleta, Mentre infatti la parte superiore sinistra ospita un bassorilievo in pietra, raffigurante la creazione di Adamo ed Eva, il lato destro è privo del corrispondente, che avrebbe dovuto raffigurare Caino ed Abele. La facciata conserva quattro cassettoni rimasti vuoti, anch'essi sede prevista di bassorilievi non più eseguiti. Mancano parimenti quattro statue che avrebbero dovuto riempire le nicchie vuote. L'interno è a tre navate. Dietro all'altare maggiore vi è una grande tela raffigurante una Madonna della Neve. Gli stucchi della cappella della Madonna di Lourdes sono opera del Fantauzzi. Questa cappella e quella del SS. Sacramento sono adornate da due meravigliosi lampadari ottocenteschi in vetro di Murano policromi. Intorno all'altare maggiore vi è un ricchissimo stallo per i canonici, o coro, preziosissima opera lignea del concittadino Santi Rigano. L'altare è in cristalli dorati e colorati, l'opera si compone di 36 scene del Vecchio e Nuovo Testamento. Completano il prezioso stallo diciotto medaglioni riproducenti i dodici apostoli, i quattro evangelisti, San Giuseppe e la Madonna. L'opera venne completata nel 1872. Il Duomo è parrocchia con qualche interruzione dal 1763.

Basilica Maria SS. del Mazzaro

Eretta intorno al 1100 da Manfredi, distrutta dal terremoto del 1693 e ricostruita dal 1760. Il tempio a tre navate con pareti decorate in stile barocco siciliano su progetto di Bonaiuto da Siracusa. Al proprio interno si trova un quadro ligneo raffigurante la Madonna col Bambino sulle ginocchia ed accanto le vergini siciliane Sant'Agata e Santa Lucia, di stile greco-bizantino, ritrovato da un pastore intorno al 1125 mentre pascolava il suo gregge sulla cima boscosa della collina di Mazzarino; sepolto in seguito all'editto emanato da Leone Isaurico, dopo il ritrovamento, il popolo proclamò la Madonna del quadro Patrona di Mazzarino.

SS. Crocifisso dell'Olmo

Risalente al V secolo dell'era cristiana; restaurata dai Normanni tra il X e XI secolo e dedicata alla Madonna dell'Itria; distrutta in seguito al terremoto del 1693 e ricostruita ad opera del marchese Filippo Bivona. Sembra che fin da quel tempo esistesse il Crocifisso, chiamato il Crocifisso delle Grazie; oggi si venera il SS. Crocifisso montato sopra una pesantissima bara di ferro che viene portato a spalla da uomini scalzi e nudi indossanti soltanto il saio bianco della confraternita per alcune vie del Paese la Seconda Domenica del mese dimaggio. Il nome "Signore dell'Olmo" si deve ad una leggenda. Si racconta infatti che in un'epoca imprecisata il Crocifisso fu oggetto di attenzioni da parte di un gruppo di ladri. Uno di questi infisse una verga di legno di olmo davanti la porta della chiesa, ma questo subito dopo iniziò a germogliare mettendo in fuga i malavitosi. Un grande Olmo difatti era presente fino alla fine dell'Ottocento.

San Salvatore 


San Salvatore, eretta nel VI-VII secolo quando Macharina (attuale Mazzarino) esisteva nella pianura, la prima chiesa della Mazzarino medievale sino al Mille.


Santa Lucia

    Santa Lucia, l'origine della chiesa è sconosciuta ma si crede nel XV secolo, venne eretta parrocchia nel 1934.

Barrafranca 

Barrafranca dista 39 chilometri da Enna, 25 km da Piazza Armerina,10 km da Pietraperzia, e 11 km da Mazzarino. È situata su un territorio collinare a Sud-Ovest del capoluogo, sul versante sud-ovest dei monti Erei, fra i fiumi Tardara e Braemi (37°23' di latitudine e 1°45' di longitudine dal meridiano di Roma). Ha un'estensione di circa 53,64 km² e un'elevazione dal livello marino di 448 mt. Nella carta topografica edita dall'I.G.M. ricade tra le tavolette Barrafranca 268 III SE e Monte Navone 268 II SO.

Chiesa Madre

L’attuale chiesa fu edificata sulla preesistente chiesa di San Sebastiano, la cui costruzione era antecedente al 1622. I lavori della chiesa furono iniziati nel 1728 e si conclusero nel 1775. Il prospetto fu realizzato intorno al 1830. La chiesa presenta una pianta a croce latina, ed è divisa in tre navate con una vasta cupola sulla crociera. L’alto campanile è decorato da tasselli policromi. La chiesa per certi versi si rifà al barocco meridionale ed è impreziosita da stucchi eseguiti dai fratelli Signorelli. All’interno della chiesa è custodito il SS. Crocifisso, venerato nella processione del Venerdì Santo che, secondo la tradizione, venne trovato in C.da Rastello. Di particolare interesse sono inoltre vari dipinti quali: la Madonna della Purificazione attribuita a Filippo Paladino (1544-1614), la Mercede (1633), il Battesimo di Gesù (1748) e la Consolata (1777) di autori ignoti. Vi è anche un’acquasantiera scolpita in pietra recante lo stemma dei Barresi. La chiesa fu danneggiata dai bombardamenti del 1943; in seguito fu riparata e coperta da una volta a botte. I dipinti della navata centrale furono fatti dai pittori Emma e Puzzanghera.

Chiesa di Santa Maria dell'Itria



Chiesa di Santa Maria dell'Itria del XV secolo. All'interno è custodita l'Annunziata di Mattia Preti.



Chiesa Madre della divina Grazia


Chiesa Madre della Divina Grazia. Costruita intorno al 1650, vanta un portale in pietra intagliata e un quadro di vaste proporzioni raffigurante Maria Santissima delle Grazie.

Chiesa di Maria SS. della Stella 

   
Chiesa di Maria SS. della Stella. Antecedente al 1598, è la chiesa più antica di Barrafranca. All'interno sono custoditi i quadri raffiguranti San Isidoro agricola di Pietro d'Asaro e Sant'Alessandro di Francesco Vaccaro. Bello anche il Cristo Deposto ovvero il "Signore dell'Urna", realizzato in cartapesta. La figura di Cristo è in scala naturale, con il collo e gli arti inferiori piegati, di lunghezza pari a 1,40m. Il corpo è posto in posizione tale da essere facilmente adagiato all’interno dell’urna per un allestimento in Chiesa, e per essere trasportato in processione.
  
Chiesa di San Francesco. Anteriore al 1694, all'interno ospita le statue dell'Immacolata e di San Pasquale Baylon. L'altare maggiore è realizzato in legno scolpito e intarsiato.


Piazza Armerina 


Piazza Armerina (Ciazza nella parlata locale Gallo-italicaChiazza in siciliano) è un comune italiano di 22.004 abitanti della provincia di Enna in Sicilia.
Già comune in provincia di Caltanissetta, quando la provincia di Enna non era ancora stata istituita, poi entrata a far parte di quest'ultima provincia, è patrimonio dell'UNESCO dal 1997 per la sua Villa del Casale.
Piazza Armerina sorge nell'entroterra del Golfo di Gela, su un'altura dei monti Erei meridionali, nella Sicilia centrale, a quasi 700 m d'altitudine. La città, tra i maggiori punti di riferimento della provincia, è incastonata tra fitti ed estesi boschi misti con predominanza di eucaliptus, che si estendono ai suoi piedi a nord come a sud. Il territorio comunale della città rientra tra i primi 100 comuni italiani per superficie, piazzandosi al 37º posto con un'estensione di 302 km², che ne fanno il secondo centro della provincia alle spalle del capoluogo, ed il settimo della regione. Il suo punto più alto è di 877 m sul livello del mare, mentre quello più basso si colloca a quota 225 m, determinando una notevole escursione altimetrica che si registra tra il centro urbano e le località sottostanti, tra cui numerose sono le enclavi, ritagliate nei territori dei comuni limitrofi.

La Cattedrale di Maria Santissima Delle 

Vittorie



La Cattedrale di Maria Santissima Delle Vittorie di Piazza Armerina è la cattedrale della diocesi di Piazza Armerina, in Sicilia ed è dedicata a Maria Santissima delle Vittorie. La cattedrale, dominata dalla sua alta cupola visibile da tutta la città, venne iniziata a costruire nel 1604 e terminata nel 1719 dall'architetto Orazio Torriani. Il campanile, alto 40 metri, in stile tardo gotico catalano, risale al XV secolo ed è quello di una precedente chiesa, al posto della quale venne eretta l'attuale cattedrale. Il portale, del XVIII secolo, presenta elementi di stile barocco siciliano. L'interno della cattedrale è dominato dalla cupola centrale. Esso contiene una croce dipinta su entrambi i lati, che mostra la crocifissione e la resurrezione di Cristo, e un battistero di Antonello Gagini. Vero tesoro della cattedrale è l'altare maggiore, in argento con l'icona della Madonna delle Vittorie.
Natura
La città è circondata, oltre che dalle foreste del parco della Ronza, e dagli altri boschi, da altri siti dalla prospera natura, quali ad esempio la diga Olivo, bacino artificiale creato a scopi irrigui, o il sito archeologico di Montagna di Marzo, avvolto anch'esso nel verde. Senza contare che in un raggio limitato, nei pressi di Enna, si apre il lago di Pergusa, incorniciato dall'incantevole riserva omonima ad alta naturalità, o altresì la Riserva naturale orientata Rossomanno Grottascura Bellia, parte della quale ricade proprio in territorio armerino. Quest'ultima riserva abbraccia il bosco di Rossomanno (vicinissimo a Valguarnera Caropepe), che prende nome dall'omonimo monte, una fitta selva i cui sentieri sono stati recentemente tracciati di nuovo per favorire le attività escursionistiche e di trekking.

Trasporti

Nel settore dei trasporti, la città si appoggia alla vicina Enna soprattutto per i collegamenti ferroviari, essendo oggi sprovvista di una propria stazione, e nelle autolinee, trovandosi proprio nel capoluogo il più vicino terminal per collegamenti su gomma a livello regionale, nazionale ed internazionale, gestiti dalle compagnie SAIS Autolinee S.p.A.ed Etna Trasporti, ambedue ennesi. Ma effettuano fermata o partenza proprio a Piazza Armerina autobus diretti alle più importanti città dell'isola.
Piazza Armerina è comunque ben servita dal punto di vista della rete stradale: per chi proviene dal capoluogo di provincia occorre percorrere la Strada statale 561 Pergusina per Pergusa, poco dopo imboccare la strada scorrevole denominata SP Turistica, servendo infatti i due maggiori siti archeologici della provincia di Enna e quindi imboccare la strada statale 117 Bis Centrale Sicula. Per chi proviene da Palermo o da Catania percorrere l'A19 Palermo-Catania e uscire allo svincolo di Mulinello, raggiunta la SS192 della Valle del Dittaino imboccare la scorrevole "Nord-Sud" che continua nella già citata SS117 Bis. Da sud, invece, ci si rifà sempre alla SS117 bis, che collega Piazza Armerina a Gela. Da Caltanissetta si dovrà raggiungere tramite la scorrevole Pietraperzia e proseguire per Barrafranca, nei pressi della quale si continuerà lungo la "SP15".
Fino agli anni sessanta Piazza Armerina era collegata mediante la ferrovia Dittaino-Piazza Armerina-Caltagirone (a scartamento ridotto) a Caltagirone, da cui era possibile raggiungere via ferrovia anche Siracusa e Ragusa mediante coincidenza alla stazione FS di Vizzini con i trenini della Ferrovia Siracusa Ragusa Vizzini (anch'essa soppressa) e, tramite la Stazione di Dittaino, alla linea ferroviaria principale FS per EnnaPalermo e Catania. Tale linea serviva molti comuni della zona sud della provincia di Enna ed era molto trafficata (nel tratto fino a Dittaino) soprattutto in funzione dell'attività mineraria importante delle grandi miniere di Floristella e Grottacalda (quando ancora il traffico su strada era inconsistente o inadeguato). Piazza Armerina era dotata di una stazione ferroviaria e di un deposito locomotive nel quale stazionavano le locomotive a cremagliera R.370 e le automotrici RALn 60.

Turismo

Presente in tutti i pacchetti turistici della Sicilia, Piazza Armerina è una delle mete più richieste ed apprezzate del turismo isolano, distinguendosi come famosa località per le visite archeologiche e culturali. Ogni anno, sono circa 600.000 i visitatori - provenienti da tutto il mondo - che si recano presso la Villa romana del Casale, patrimonio dell'umanità tutelato dall'UNESCO, nonché rientrante tra i siti d'arte romana più fruiti in assoluto. La città ed il suo centro storico sono tuttavia spesso trascurati dal turismo di massa, che si cerca di captare migliorando la ricettività e restaurando i monumenti più significativi, tra cui Palazzo Trigona, che da anni attende l'adattamento a museo archeologico, e operando la vendita a gestori privati dei principali beni culturali presenti, nell'auspicio di una più competitiva gestione. Nel 2010 il Comune ha dato vita al Sistema Museale di Piazza Armerina (SiMPA) che comprende alcuni siti museali all'interno del centro storico: il Teatro comunale fondato nel 1700, la Mostra permanente della Civiltà dello Zolfo che ha sede nei locali della Lega Zolfatai in via Garibaldi, la Pinacoteca comunale e la Mostra permanente del Libro antico ospitata nel Coro dei Nobili dell'ex collegio dei Gesuiti che ospita anche la Biblioteca comunale.

Caltanissetta


Caltanissetta (Nissa o Cartanisetta in siciliano) è un comune italiano di 63.034 abitanti,capoluogo della provincia omonima in Sicilia.
È il sesto comune capoluogo di provincia più alto d'Italia, il secondo siciliano dopo Enna, nonché il quattordicesimo d'Italia per superficie. I suoi abitanti sono detti nisseni.

Territorio

La città di Caltanissetta si colloca in posizione di rilievo dominante l'intera Valle del Salso, che si estende fino a includere la vicina Enna. Morfologicamente ricalca perfettamente le caratteristiche del territorio circostante, molto aspro e di composizione calcareo-argillosa.La città sorge fra tre colli (Sant'Anna, Monte San Giuliano e Poggio Sant'Elia) che, disposti ad arco, formano una conca entro la quale si sviluppa parte del centro storico e tutta la zona meridionale. 

Cattedrale di Caltanissetta - Duomo di Santa Maria la Nova


Caltanissetta – Veduta   La cattedrale di Caltanissetta, situata nel centro storico della città, venne costruita tra gli anni 1560-1620 e fu aperta al pubblico nel 1622. Venne intitolata così per distinguerla dalla Chiesa Madre, eretta nel Cinquecento ai piedi della fortezza di Pietrarossa, e che venne conseguentemente soprannominata “la Vetere”. All'interno vi si trova la Cattedra del Vescovo della Diocesi di Caltanissetta.


Abbazia di Santo Spirito

   L'abbazia fu commissionata dal conte Ruggero e realizzata su un antico casale arabo a sua volta costruito probabilmente su un edificio di culto già esistente in epoca bizantina, dedicato allo Spirito Santo. La chiesa, consacrata nel 1153, possiede notevoli elementi artistici, quali il fonte battesimale e i numerosi affreschi che ricoprono le pareti interne.


Chiesa di Sant'Agata al Collegio

  La chiesa di Sant'Agata al Collegio venne costruita tra il 1600 e il 1610 su una preesistente chiesa, anch'essa dedicata a Sant'Agata, mentre i lavori del contiguo Collegio gesuitico (da cui la chiesa prende il nome) iniziarono nel 1589 e terminarono solo nella seconda metà dell'Ottocento. La chiesa, con impianto a croce greca, è certamente una delle più ricche della città. Il collegio oggi ospita la Biblioteca Comunale Luciano Scarabelli e il Liceo Musicale.


Monumento al Redentore


Il monumento al Redentore si trova sulla vetta più alta del Monte San Giuliano, che sovrasta tutta Caltanissetta. Si tratta di un piedistallo contenente nel suo interno una cappella, che inizia a pianta quadrata e diventa circolare per concedere un adeguato appoggio alla statua del Redentore.
All'inizio del XX secolo vennero commissionati da papa Leone XIII diciannove monumenti a Cristo Redentore, una in ogni regione d'Italia (all'epoca 19). Tra le regioni che risposero all'appello del Papa vi fu la Sicilia che scelse come luogo per l'erezione del monumento la vetta del Monte San Giuliano, nel cuore dell'isola. Il progetto fu affidato all'architetto Ernesto Basile, figlio di Giovan Battista Filippo Basile (l'architetto del Teatro Massimo di Palermo).
La prima pietra venne posata il 13 maggio 1900. La statua del Redentore arrivò da Roma il 30 luglio, ma non furono fatti grandi festeggiamenti perché il re d'Italia Umberto I era stato appena assassinato a Monza ed era stato proclamato il lutto nazionale. Sempre per questa ragione l'inaugurazione del monumento venne rimandata: dalla fine di agosto fino al 30 settembre del 1900 in città vi furono grandi festeggiamenti e l'inaugurazione avvenne alla presenza di cardinali, vescovi, clero e popolo venuti da tutta la Sicilia.

Palazzo del Carmine 


La costruzione del palazzo iniziò intorno all'anno 1371. La zona in cui sorge attualmente, all'epoca, si trovava ben fuori dalle mura cittadine ed ospitava una chiesetta rurale dedicata a San Giacomo. Per volere di Guglielmo Peralta e di sua moglie Eleonora d'Aragona, figlia del marchese di Randazzo, vicino la chiesetta fu edificato il convento dei Carmelitani scalzi e l'annessa chiesa di Maria Santissima Annunziata, comunemente chiamata Madonna del Carmine.
Con l'espansione urbanistica che ebbe la città nei secoli successivi (ed in particolare nel XVI secolo), il complesso conventuale si trovò inglobato nel tessuto cittadino, affiancato dalla nuova chiesa di San Giacomo e dalla chiesa di San Paolino.
Durante il XIX secolo, a causa della soppressione degli ordini religiosi, i Carmelitani Scalzi lasciarono il convento che fu abbattuto per costruire la sede municipale; le chiese che lo affiancavano furono demolite e, al posto di quella del Salvatore, arretrata, fu costruito il teatro cittadino (il Teatro regina Margherita). Attualmente il palazzo ospita il Municipio della città ed è stato, negli anni, talmente arricchito nel prospetto che l'unica traccia dell'antico convento è costituita da alcuni spezzoni di muratura inglobati nei muri attuali.

Palazzo Moncada 

 Il palazzo Moncada detto anche Bauffremont fu edificato nella prima metà del XVII secolo dal principe Luigi Guglielmo I Moncada e doveva essere uno dei più importanti palazzi signorili della Sicilia, come testimoniano l'imponenza dell'edificio e i pregiati fregi (antropomorfi e zoomorfi) dei balconi. Tuttavia, la sua costruzione non venne portata a termine, in quanto Guglielmo ricevette la nomina a Viceré di Valencia e si trasferì in Spagna.
Restato proprietà dei Moncada fino agli inizi del XX secolo, nel 1915 fu acquistato dalla Principessa Maria Giovanna diBauffremont, la quale lo privò del suo uso residenziale e vi fece costruire un'ampia sala con galleria in stile liberty, che fu adibita alla rappresentazione di spettacoli teatrali.
Nel 1938 il palazzo fu acquistato dalla famiglia Trigona della Floresta ed in seguito adibito, con la costruzione di una sala all'interno del cortile, alla rappresentazione di spettacoli cinematografici e teatrali, con il nome di Cineteatro Trieste. Tuttora ottempera a questo ruolo, ma dal 2009 il nome di Cineteatro Bauffremont è stato sostituito con Multisala Moncada.
Dal 2010 sono inoltre aperte nuove sale dell'edificio adibite a galleria d'arte, per ospitare mostre di vario genere ed eventi estemporanei. Qui sono presenti due mostre permanenti: una sugli antichi signori di Caltanissetta, i Moncada appunto, e l'altra dedicata al grande scultore nisseno Michele Tripisciano.

Fontana del tritone


 La fontana del tritone è costituita da un gruppo bronzeo raffigurante un tritone che tenta di domare un cavallo marino di fronte a due mostri marini che lo insidiano. Ispirata alla mitologia greca il Tritone è un dio marino con il corpo per metà uomo e per metà pesce, figlio di Poseidone e Anfitrite. La figura mitologica è stata spesso usata nella costruzione di fontane e ninfei, anche il Bernini lo ha collocato nella sua famosa fontana a Roma. Fu scolpita dal nisseno Michele Tripisciano nel 1890 ed inizialmente posta nell'androne di Palazzo del Carmine: la fontana fu creata dall'architetto Gaetano Averna per essere posta nella sua attuale locazione, al centro di Piazza Garibaldi, dove fu inaugurata il 15 dicembre 1956, in sostituzione ad un vecchio lampione in ferro a cinque luci. Tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009, l'intera piazza Garibaldi è stata sottoposta a lavori di pavimentazione in basoli di pietra lavica per impedire il passaggio di automobili e consentire il libero transito dei pedoni. In questa occasione anche la fontana del tritone è stata restaurata e vi sono stati installati impianti di illuminazione che l'hanno riportata così all'antico splendore. Spesso la fontana del tritone, anche stilizzata, viene usata come simbolo distintivo della città.

Gasometro

Realizzato nel 1867 nell'antico Quartiere di San Domenico o degli Angeli a sud dello stesso e nelle vicinanze del cimitero monumentale degli Angeli e della chiesa di Santa Maria degli Angeli; l'immobile, di proprietà comunale, è un raro esempio digasometro. Storicamente questo struttura contribui notevolmente alla modernizzazione della città, esso venne municipalizzato nel 1893. L'edificio ormai versa in stato di grave abbandono,malgrado sia stato dichiarato con Decreto dell’Assessore Regionale ai Beni Culturali n. 5412 del 24/03/2003, manufatto «di interesse etno-antropologico particolarmente importante». La struttura in origine serviva a produrre il gas di città per l'illuminazione pubblica della città. Poi con l'avvento delle elettricità e fino agli anni 50 è stato sede del canile municipale ed ha anche custodito quattro antiche carrozze funebri oggi messe in sicurezza in altra sede. 

Molini e pastifici


Una delle attività economiche che sin dall'unità d'Italia ha caratterizzato l'economia del comprensorio nisseno è legata all'agricoltura di tipo cerealicolo, che ha portato alla nascita in epoche diverse di importanti molini e pastifici. Questi hanno rappresentato fino alla crisi degli anni 80 del secolo scorso un importante volano economico della città. 
  • Il primo il molino Salvati fu fondato, nell'anno 1866, da due fratelli campani i fratelli Francesco e Luigi Salvati; che costruirono il primo molino a vapore della città in una località allora fuori le mura ed oggi corrispondente all'incrocio tra via Salvati e via Sallemi. Il complesso edilizio, fu costruito a cavallo delle due sponde dell'asta torrentizia, affluente del torrente delle Grazie, e a ridosso di una ormai perduta fontana-abbeveratoio. Il mulino Salvati in realtà fu preceduto da un altro molino che però non ebbe una storia significativa, infatti, esso chiuse dopo pochi anni di attività; venne costruito nella zona della chiesa di Santa Lucia.
Il pastificio e molino Piedigrotta
  • Successivo e molto famoso in tutta la regione è stato il molino Piedigrotta. Questo sorse nelle vicinanze della attuale stazione ferroviaria, nel 1913 esattamente in coincidenza della chiusura l'anno prima del molino Salvati. L'inizio dell'attività di questo mulino e pastificio fu dovuta ad un gruppo di imprenditori nisseni costituitisi in società. Esso per più di mezzo secolo ha esportato il proprio marchio ben al di là dei confini locali, tanto da essere inserito tra i dieci maggiori pastifici italiani del tempo, sette dei quali con sede nel Mezzogiorno: gli fanno "compagnia", infatti, lo «Scaramella» di Salerno, il «Fabbroncino» e lo «Scafa & C.» di Torre Annunziata, il «Monaco» e il «Santa Lucia» di Catania, il «Carella» di Palermo. La pasta della "Piedigrotta" era famosa per la carta azzurra con la quale i dettaglianti vendevano la pasta sfusa o in confezioni da uno e cinque chilogrammi, la cosiddetta “cartata”. I ragazzi solitamente usavano questa robusta carta per costruire i loro aquiloni. 
  • fratelli Tortorici che avviarono il loro mulino-pastificio in contrada Stella, oggi una traversa di via Vespri Siciliani e via Xiboli.
  • Molino di contrada Madonna della Catena, nei pressi dell'ex macello nella zona Sud della città.
  • Due molini, anch'essi con pastificio annesso, furono avviati da un certo Cortese in contrada Santa Lucia, alla periferia cittadina.
  • Il molino Sole, l'ultimo molino che operò in città fu costruito in località Santa Lucia nei luoghi dove vi era stato il primo tentativo non riuscito di fondare un mulino moderno in città. 


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